Canzone per Morfeo
Se, ed io lo spero,
L’aria di stanotte
Lambisse anche la tua flebile concretezza,
Mia povera illusione,
Come vorrei vederti riflessa
Sui muri della mia stanza
E ad ogni bagliore
Filtrarmi sicura nell’anima.
Come vorrei sentire
La tua mano sulla mia fronte
E i tuoi papaveri sfiorarmi la palpebra.
Così… anche stanotte
Lascio sia tu a decidere,
Come la pioggia estiva
Su vetrate di libere visioni,
Quali forme versare sul mio sonno
Perché io possa dormire un po’ meno solo.
Si dice che i sogni siano figli di Ipno, il sonno, a sua volta figlio della Notte. La figura di una divinità dei sogni chiamata Morfeo viene generalmente attribuita ad Ovidio che nelle sue Metamorfosi diede un nome ai tre figli di Ipno, il Sonno: Morfeo, Phobetor (Fobetore) e Phantasos (Fantaso).
Morfeo, nelle sue apparizioni notturne, prendeva le forme delle persone o delle cose sognate, il suo dunque è un nome parlante: Morfeo dal greco Morfè, forma. Nel senso che prendeva la forma dei sogni o dava forma ai sogni. I sogni, pertanto, venivano donati ai mortali da Morfeo e dai suoi fratelli ma a noi moderni resta Morfeo come tutore della dolcezza del sonno. Egli veniva spesso rappresentato con un mazzo di papaveri che portava sempre con sé.
Si dice infatti che il dono del sogno ai dormienti avvenisse sfiorando con un papavero le loro palpebre. In tal modo questa divinità dai tratti dolci e un po’ misteriosi donava agli umani le realistiche illusioni tipiche dei sogni. Un atteggiamento di dolcezza e di delicatezza che non può non toccare la fantasia e che dona all’immagine di Morfeo un alone di conforto e di tenerezza in una espressione della psiche umana così importante come il sogno. Altre volte era raffigurato con grandi ali di farfalla, che senza far rumore lo trasportavano da un capo all’altro della terra, oppure nell'atto di abbracciare il padre, Ipno (il sonno), in mezzo ad uno stuolo di creature, che gli volteggiano intorno e che simboleggiano i leggeri fantasmi dell' immaginazione. Una compagnia quindi per le notti dei mortali. Spesso una dolce compagnia che è bello e umano invocare in momenti di solitudine e al quale spesso siamo tentati di abbandonarci lasciando che egli dolcemente scelga per noi l’illusione di una realtà diversa anche se effimera.